Nicola Granata
18 Agosto 2022
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Nicola Granata

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NASCONDINO dal ciclo “I Giochi di una Volta” del maestro Nicola Granata è un’opera staticamente dinamica. Due muri centrali che combaciano perfettamente l’uno con l’altro. A sinistra un bambino che si accinge a scorgere dall’altro lato. A destra una figura femminile accovacciata che presumibilmente fa la c.d. “conta”. Ogni personaggio con il proprio muro. La figura femminile usa il muro liscio e rifinito per appoggiarsi. Come sostegno. Il bambino usa il muro, ancora allo stato grezzo, non raffinato né lavorato, per nascondersi. Due muri. Uno di sostegno. Uno per nascondersi. La figura femminile sulla destra è statica. Ferma. Ma dentro se stessa conta il tempo che passa. Ritmicamente. Sembra quasi di sentirli i numeri della conta. Il bambino, invece, è nascosto ma in una posizione dinamica. Di apertura verso il mondo fuori dal muro. Quasi a voler farsi scoprire. Una mano è appoggiata sul muro che gli fa da leva in caso dovesse scattare all’improvviso. E’ in una posizione privilegiata. Dietro il muro è protetto ma al contempo curioso del mondo fuori dal muro. In bilico. Tra la sicurezza del proprio nascondiglio e la voglia di scattare alla prima occasione buona e vincere il gioco per la tana libera tutti. Quest’opera è maestosa nella sua unicità. Racconta della voglia di uscire dal proprio nido per liberare tutti gli altri. Racconta della curiosità e della voglia di oltrepassare i muri della nostra coscienza per andare oltre. Per la libertà. La libertà non solo di se stessi ma di tutti gli altri. Il gesto del bambino di affacciarsi oltre il muro, i suoi piedi in movimento e la sua mano raccontano di questa continua ricerca di equilibri funambolici tra la staticità e la sicurezza del proprio nido, del proprio nascondiglio e la dinamicità e il pericolo del mondo fuori. L’anelito di liberare tutti però è più forte e spinge il bambino a scostarsi e a cercare di capire il momento più favorevole per rischiare di giocare con la vita, sua e degli altri. Il Maestro Granata gioca con il concetto stesso di libertà, di autodeterminazione, di curiosità, di dinamicità e di staticità e lo fa con eleganza, raffinatezza ed estro creativo. Quest’opera ci racconta di noi, del nostro essere bambino con la voglia di liberare tutti dai mali del mondo, di sognare e di sperare. E poi ci racconta del nostro essere adulti, ritmici, raccolti e chiusi, ben annidati al di qua del muro, in attesa. Forse in perenne attesa. Grazie Maestro Granata perché con l’opera Nascondino ci riporti al nostro mondo fanciullesco ma con una prospettiva profonda e fortemente simbolica, con uno sguardo rivolto oltre il muro che spinge alla ricerca della libertà di se stessi e di tutti dai mali del mondo affrontando il gioco della vita con la volontà di essere scoperti e di salvarci al di là dei muri.

testo ©Liliana Rullo
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