I ristoratori italiani si ribellano, dal 15 gennaio #IOAPRO
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” [art. 4 Costituzione Italiana]
Siamo al 12 gennaio 2021 ed è trascorso un anno dall’arrivo in Italia del Corona Virus Covid19 e per milioni di P.IVA sentirsi ancora dire che “l’esecutivo è al lavoro per le nuove misure per il contenimento del contagio”, a 3 giorni dal nuovo ed ennesimo DPCM che potrebbe variare nuovamente le carte in tavola, è a dir poco sfinente!
Nel frattempo per Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto la zona arancione continua a portare angoscianti ed ulteriori emergenze, quelle economiche e psicologiche. Per tutte le altre regioni d’Italia la zona è tornata al colore giallo, mantenendo così tutta la nazione con il coprifuoco dalle 22 alle 5.
Diverse sono le categorie toccate da questo anno ormai giunto a 365 giorni di continua “emergenza” che si trasforma senza ormai lasciar ombra di dubbio in uno “stato di fatto”.
Così, la categoria dei ristoratori, stanca di non vedere passi in avanti verso un concreto sostegno, sfida il nuovo DPCM che potrebbe addirittura vedere dal 16 gennaio in poi il divieto di asporto anche dopo le 18.00. Potrebbe, perché la decisione di un nuovo DPCM ormai a cadenza settimanale, potrà essere confermato a 24/48 h di anticipo. E un’attività commerciale con questi ritmi non riesce ad organizzarsi in tempo, se non perdendo soldi e investimenti tra una decisione e l’altra.
Una situazione di incertezza rafforzata da un continuo senso di colpa che alimenta chiaramente odio tra le persone e che porta in giro 60 milioni di italiani in un dichiarato tempo verbale, per la quale ormai abbiamo fatto non solo le ossa ma anche le orecchie: il condizionale. Tra una situazione che “potrebbe” precipitare e nuove misure che “dovrebbero” scongiurare nuovi contagi nessuno si sente più protetto, anzi diventano altri i motivi che per scongiurare la salute fisica mettono a repentaglio quella economica. Alcuni italiani però hanno voluto dare un segnale con gesti pacifici, speranzosi di trovare in altri italiani maggior coesione.
BRUCIA LE BOLLETTE, UN SEGNO DI PROTESTA
E’ il caso di Manuel Ciardelli, titolare di un’enoteca a Teramo che per rompere il silenzio assordante di tutti i ristoratori che da mesi si trovano a disagio, così come tante altre p.iva e settori commerciali, ha deciso di bruciare le bollette dell’attività davanti al suo locale. Nel suo profilo Facebook, Manuel che sottolinea non essere schierato con nessun partito politico ma che il suo gesto nasce per cercare “unione” tra le persone, scrive nel post:
“Hanno instaurato il coprifuoco quando quelli che sparano sono loro e non l’invasione nazista, hanno acceso nei cuori della gente la più terribile delle pandemie: il classismo sociale, dove uno conta più di un altro, mentre l’unica strada per uscire vincitori è combattere insieme contro l’incapacità e l’inefficienza della macchina pubblica, che vaga senza meta nei salotti televisivi del bel paese. Siamo noi: il popolo, il bel paese, siamo noi: il popolo gli indispensabili. Spero che i miei colleghi diano un segnale di vita e coesione poiché siamo tutti sulla stessa barca.”
Riportiamo di seguito una breve intervista rilasciata al TG4.
E già girano le “anticipazioni” del prossimo DPCM, anticipazioni che allarmano, preoccupano e creano reazioni, come accadde (lo ricordiamo tutt’ora) ai migliaia di studenti fuori sede additati come fuorilegge di esser scappati verso le loro case e i loro familiari.
Le anticipazioni del DPCM in vigore dal 16 gennaio 2021
- divieto di spostamenti tra regioni anche in zona gialla, ormai stabilmente rafforzata;
- visite consentite nel proprio comune a parenti e amici limitate a due persone non conviventi a partire dalla zona gialla: possibile deroga per i piccoli comuni sotto i 5mila abitanti per gli spostamenti entro 30 chilometri, ma non verso i capoluoghi di provincia;
- coprifuoco tutti i giorni dalle 22 alle 5;
- divieto di asporto per bar e ristoranti dopo le 18: da quell’ora solo consegna a domicilio; qualcuno l’ha definita “stretta anti-movida”. Il divieto dell’asporto dai bar a partire dalle 18 avrebbe lo scopo di evitare aperitivi improvvisati in strada;
- weekend con chiusura dei centri commerciali;
- verrà introdotta forse la zona bianca in cui l’unica restrizione consisterebbe nel portare la mascherina e mantenere le distanze (con i numeri attuali difficilmente sarà raggiungibile però da qualsiasi regione prima di febbraio-marzo. Lo status di zona bianca, infatti, si ottiene con un Rt sotto 0,5).
L’INIZIATIVA DEI RISTORATORI ITALIANI
Da questo continuo rinvio di speranze, nasce l’iniziativa #IOAPRO, mossa dal coraggio di alcuni ristoratori modenesi che hanno invitato tutti i ristoratori italiani a rimanere aperti dal 15 gennaio 2021 in poi sia a pranzo che a cena, garantendo ai clienti tutte le precauzioni per il contenimento del virus. Perché il virus non ha orari, se si può prevenire un contagio ad ora di pranzo, lo si può prevenire anche a cena.
“Non spengo più la mia insegna, io apro – si legge nell’appello del ristoratore – la nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di rispettare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19. Ai partecipanti è richiesto di accomodarsi al tavolo assegnato (non più di 4 persone per tavolo) e di rimanere seduti e composti. La mascherina andrà indossata per accedere al locale e per alzarsi per qualunque motivo. Una volta seduti potrà essere tolta, piegata e messa via. Non sarà possibile somministrare cibi e bevande, quindi consumarle in loco. Vi chiediamo di passare una mezz’ora con noi e di pubblicare un selfie con gli hashtag #nonspengopiùlamiainsegna e #ioapro taggandovi all’interno dal locale. Tutti i partecipanti verranno omaggiati con un piccolo ringraziamento d’asporto per la collaborazione. Grazie per il supporto”.
Tutte queste iniziative sono senza nessuna ombra di violenza e soprattutto nel pieno rispetto delle normative per la sicurezza da contagio Covid19. Gli italiani in questo si distinguono e continuano a mantenere la calma e la speranza. D’altronde l’unica cosa che chiedono le piccole e medie attività commerciali (il motore dell’economia italiana) è quella di poter lavorare nel rispetto della legge.
Ce lo ricorda l’art. 4 della Costituzione Italiana
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
E’ questa l’unica richiesta, ma il coprifuoco messo in atto come a ricordare la storia che lentamente si ripete, mette sempre più preoccupazione.
Lidia Di Blasio
Direttrice dell’Agenzia di Comunicazione JMOTION, Lidia Di Blasio nasce artisticamente nel 2003 come Modella e Fotomodella per esprimersi nel mondo dello Spettacolo un paio di anni dopo come Presentatrice di eventi e programmi TV. Dal 2018 è editore della Testata Giornalistica e webradio JLIVE RADIO