
Tutto è politica. Tutto è libertà.
La lezione del politico e drammaturgo praghese Václav Havel, nel saggio di Paolo Verlengia, presentato a Chieti per il Maggio dei Libri.
Una presentazione inconsueta quella di “Parola di Václav Havel“, il saggio scritto da Paolo Verlengia per le Edizioni Solfanelli, evento ospitato nella bellissima cornice del Museo d’Arte “Costantino Barbella” a Chieti.
Una presentazione in formato “show case“, potremmo dire, rubando un termine tecnico al lessico discografico, per intendere la condivisione pubblica di un lavoro (un libro, in questo caso) attraverso l’esecuzione dal vivo di alcuni brani scelti, accompagnati da momenti di commento e di contestualizzazione da parte dell’autore.
Qui entra in gioco la presenza ieratica di Domenico Galasso, attore, regista e fondatore del “Piccolo Teatro Orazio Costa” di Pescara. Galasso interpreta le pagine più significative del saggio di Verlengia, dando voce alla parola scritta, donando corpo ai personaggi ed agli eventi raccontati. Un saggio nel saggio, una sorta di copione strutturato in più stazioni dal ritmo incalzante, che non manca di toccare le note più sfumate dell’astrazione.
E gli eventi raccontati sono davvero incredibili: la vicenda personale e pubblica di Havel permette di ripercorrere eventi cruciali della storia recente della nostra Europa, dall’invasione sovietica di Praga nel 1968 alla Rivoluzione di Velluto dell’89, quando la Cecoslovacchia fece cadere l’ultimo tassello del Muro di Berlino. Václav Havel, scrittore dissidente per vent’anni, uscito dal carcere quasi in fin di vita solo sei anni prima, per via delle sue denunce puntigliose sulle violazioni dei diritti umani da parte dei governi dell’Europa dell’Est, eterodiretti dal Partito Comunista di Mosca, diventa per acclamazione il primo presidente democraticamente eletto del suo paese.
Ma la vicenda di Václav Havel racconta anche del sistema di censura con cui si conviveva dietro al Muro di Berlino e, di conseguenza, di un complesso e completo livello di clandestinità, in cui giravano in segreto copie ciclostilate di libri proibiti o nastri “pirata” di musica “non ortodossa”, e tutti i materiali di provenienza “cosmopolita”, come la dittatura etichettava la cultura occidentale.
Non a caso, il saggio di Paolo Verlengia reca come sottotitolo: “Teatro, Rock e Resistenza dietro il Muro di Berlino“.
La ricostruzione di questa fitta rete di fattori convergenti (dal ruolo delle radio a quello della musica rock, dal sacrificio individuale di singoli, tragici eroi all’impegno trasversale di intellettuali, artisti, operai…) ci permette di comprendere oggi come un evento epocale ed esplosivo nella sua repentinità, quale è stato il crollo del Muro, si sia in realtà attuato nelle forme di un fenomeno lento, progressivo ed inesorabile, cementato nella pasta di un incoercibile spirito di resistenza alla dittatura sovietica da parte dei popoli dell’Est Europeo.
Uno scenario tramite cui, al contempo, è possibile leggere in controluce gli eventi di oggi, segnati dalla deriva anti-democratica consumatasi negli ultimi anni in molti paesi dell’Europa Orientale, fungendo da corollario per l’invasione russa in Ucraina.
L’evento, organizzato dalla Libreria De Luca di Chieti, è selezionato nel programma del “Maggio dei Libri 2022“.
“Parola di Václav Havel: teatro, rock e resistenza dietro il Muro di Berlino“
Paolo Verlengia | Edizioni Solfanelli | ISBN-978-88-3305-179-6 | pagg. 208 | € 15